sabato 13 marzo 2010

Terrastella

Il mio sogno, visto lassù nella stretta d’amore tra la Stella e la sua Anima, si svela qui, nello stupore che mi regala la mia Anima.


“Esiste un flusso cosmico che riveste un ruolo di eguale importanza nella formazione dell’universo, del soffio della vita e della coscienza umana. Queste forze operanti in noi ed intorno a noi, non sono indipendenti l’una dall’altra bensì energie universali aventi origine comune, poiché è vero che tutto ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e che tutto ciò che è in alto è come ciò che è in basso".

Dalla “Tabula Smaragdina"




Presentazione

Tredici poesie che parlano di stelle, nate dall’incontro con una cultura che, del firmamento, ha fatto la sua Guida.
Viste così, queste poesie, come dodici stelle disposte in cerchio, con un centro, a formare quello che, nella cultura degli indiani d’America, è il cerchio sacro che favorisce la guarigione.
La Ruota di Medicina, lo spazio attivo, sacro che riproduce e attiva l’armonia e la potenza del Cielo dato che, il pianeta e tutti i viventi sono lo specchio del Cielo.

Dice Enzo Braschi: ”La Ruota di Medicina è – se così vogliamo esprimerci –
il tempio più semplice che ci sia. Ma non è un tempio nell’accezione che la nostra cultura è solita dare al termine. E’ più vero dire che è un concetto, una via di meditazione, uno strumento di ricollocazione, uno specchio nel quale si riflettono tutte le cose e le verità primigenie, la geografia che porta alla conoscenza del vero “ sé ” e del senso della vita ” (1).
Ruota di medicina perchè queste poesie vogliono toccare le nostre istanze più profonde:
Terrastella, per crescere nell’autostima
L’orbita, la giocosità dell’amore umano
Ninna nanna, la maternità e paternità
Mare di notte, il nostro essere attori sul palcoscenico della vita
Chiarore, il senso e la dignità del lavoro e della dedizione nel quotidiano.
L’Anima, ciascuno di noi, davanti a “Da Firmamento a firmamento“ vede il suo cono di luce, il canale da sempre aperto e attivo, tra la sua esistenza qui sulla Terra, nell’oscurità di una coscienza incarnata, fatta materia e la luminosità del suo Presente come Stella dell’infinito Firmamento

… ma poi, ciascuno di noi sente le Sue risonanze, di fronte alle parole…

La poesia è guaritrice in quanto è profezia: dire chi siamo in modo così alto ed espansivo da permettere a chiunque di specchiarsi e vedere il meglio di sé, in ciò che si afferma.
Diventare e manifestare pienamente ciò che “ già si è “, nel profondo di noi stessi.

Sono nate improvvisamente queste poesie, così come, ad un tratto, ecco, l’oscurità del cielo s’illumina di stelle. Ogni poesia una fantasia armoniosa, risanatrice, sorta per guidarci dal Firmamento lassù, fuori di noi, alle costellazioni in noi.
Le nostre esistenze, così come sono, già sacre, già vita nuova, fanno da specchio alla sacralità stellata del Cielo.

“ Il vero incontro con il sacro deve essere non solo un fatto di partecipazione sentita passivamente ma deve essere invece profondamente intima e interiore, cioè in forte contatto, un’azione reale di incarnazione oppure vicinanza ”. (2)

“ L’aspetto basilare del reale non è il “ pensiero ”, ma la “ visione ”, non è la materia morta e disgregata, ma il principio che trascende la dimensione del mentale. (3)


***


Amore

Io
per prima voglio sapere
chi è questo Spirito
che sono.

Sono incantata
innamorata
di me stessa.

Ecco, adesso la vedo
finalmente
questa Luce che
dall’Infinito mi raggiunge.

Pagliuzza dorata
inabissata
in ciò che sono.


15 dicembre 2003




***




L’orbita

Starei qui
a baciare le tue labbra,
per il tempo che il sole
attraversa
l’arco del cielo

per poi chiedere alla luna
di regalarmi la sua orbita.


16 gennaio 2004




***




Stella

Guardarmi da cinque, sei
mille e più punti di vista.
Mi cerco, chiamo, rincorro
e ad ogni incontro
nell’anima brilla
un gioco d’amore. Per me.

Stella
sorgente di Vita, esistenze
Sogni e alimenti.

Sapermi stella
nel cuore della Terra.


24 agosto 2004




***




Mare di notte

Blu
toccato dalle stelle,
velluto
sfumato, immobile, silenzioso.

Lo specchio delle Pleiadi.

Solo la luna
trova il coraggio di tuffarsi,
col suo arco possente,
sul palcoscenico della Terra.

Ogni notte, il Cielo mette in scena
misteriosi personaggi.


24 agosto 2004




***




Ninna nanna

Cammina piano amore mio,
quando entri nel mio cuore,
dorme il bambino
il regalo delle stelle.

Cullo il suo sonno
e veglio il suo respiro.

Ho giocato con la vita
per darmi questo figlio,
è la stella del cammino
che ora ci è vicina.


24 agosto 2004




***




Trasparenti sussurri

Frammenti di luce
sull’acqua increspata.
Universo d’azzurro.

Sapore di sole
nei campi di grano.
Ogni spiga una voce.

Orchestra di grilli
accordata nel buio.
Messaggi lontani.


24 agosto 2004




***




Terrastella

Mi riducevo ad essere un pianeta
sono una Stella.

Il mio fuoco più non brucia
arde, sè fatto bambino

luce che pulsa, nell’acqua
di ogni lacrima,
rubino caldo, nel sangue
che dà alito ad ogni corpo.
Mistero fatto bellezza
nelle geometrie sapienti della materia.

Arde, s’è fatto bambino
pensieri d’amore
intrecci d’armonie
negli amori degli uomini.


8 10 2004




***




Pan di stelle

“Il mio cuore è questa stellina!”
ecco, l’ho vista laggiù
nelle profondità di me.

Dorata, pulsante, quieta
viva
ora è Lei che chiama le mie cose
tutte, a raccolta.

Amori, disegni, progetti
dolcezza tenerezza serenità
intelligenze.

Lei ora mi costruisce
nutrendomi dell’universo
che conosce.

La mia unica appartenenza
è alla mia Fonte
posatasi, in questo cuore di carne,
dalle profondità del cosmo.

10 ottobre 2004




***




Chiarore 1

Al bivio, che ogni istante
l’anima incontra
decido
guardando le mie mani.

Sono luce le mie mani
quando su loro mi chino.

Hanno trattenuto
silenziose
ogni pulviscolo di stelle che dal mio buio
filtrava.

Scelgo la luce.


8 ottobre 2004




***




Appartenenza

Nido sicuro
alcova dolce, posseduta
seno che sazia.

Essere nutrita
dalla carne della mia carne
dalle ossa delle mie ossa.

Bisogni di bambina
l’appartenenza.

Oltre, posso osare oltre
nel creare spazi, geometrie, amori generosi
come quando il Creatore
s’inabissa in un cuore.

8 ottobre 2004




***




Sirio
Lo sai come mi chiamo oggi?
Sirio, mi chiamo Sirio.
Quando mi sono chiamata Sirio sono andata a curiosare: lo sai che Sirio è una stella doppia e che, mentre quella che si vede ha una densità molto bassa, la nascosta ha una densità elevatissima? Questa stella è una buona metafora per intuire chi siamo noi uomini.

Scrivere mi dà una fortissima emozione
scrivo
mentre ascolto una meravigliosa musica
che amplifica il mio sentire.
Mi accolgo, l’energia sale
giunge al mio pensiero
che, in silenzio, si dispone ad ascoltare.
Mi abbraccio, l’energia erompe
forte e dolce,
dal profondo del mio cuore
giungono parole nuove
da ascoltare e assaporare.

Finalmente ritrovato, il mio donare
s’esprime nella magica poesia
che ciascuno ha già nel cuore.
Sirio illumina il crepuscolo:
non vado più verso il buio da sola
la mia notte è vera e feconda
come il mio giorno.
Sirio dialoga con se stessa
trae la forza dalla sua parte oscura,

il sé più denso che attrae, prende
in un amplesso che brucia,
al fuoco dell’Universo,
desideri, arsure, atti, attese.

Sirio, ogni sera fedele
compare
illumina il cielo della grande luce
esplosa dall’essersi amata.

Il fuoco dello Spirito del Mondo
fonde le storie degli uomini e
crea
nei nostri quasi invisibili cuori
la Sua Storia.

10 maggio 2000




***




L’Isola che io vedo

L’Isola
che è lontana, sul mare
forse la vedono solo i miei occhi.

Isola
luminosa, vibrante
vera per me
che sempre cerco il gioco e la magia
per dare spazio ai miei pensieri.

Isola
dove io viandante mi rifugio
a ritrovare me stessa
dopo lunghe veleggiate
nell’arcipelago del mondo.

Isola
in cui mi svelo a me stessa
teneramente.

Lassù
Sirio mi guarda,
ora può specchiarsi
nel mio cuore di Terra
nelle mie acque di Cielo.

Il mio sogno
visto lassù nella stretta d’amore
tra la Stella e la sua Anima,
si svela qui
nello stupore che mi regala
la mia Anima.

Isola
rifugio
tenerezza
la mia creazione.


22 ottobre 2003




***




Da Firmamento a firmamento

Contempliamo le Grandi Parole
che stelle e costellazioni formano là
nelle profondità del cielo.

Leggiamo ciò che l’Anima del Mondo
ha pronunciato di Sé
Verbo Creatore.

Idioma che regge il mondo
essenziali, uniche Parole
che ci lasciano alla sconfinata libertà.

Comprendiamo che la Nostra Umanità
fa da specchio
al volto stellato del cielo.


8 ottobre 2004











Note:


1) Enzo Braschi, Vicini alla Creazione, Idealibri, Rimini 2000, pag. 120.
2) Mariano I. Bianca, Il Tempio, Atanòr ed., Roma, 1999, pag. 238-239.
3) Enzo Braschi, op. cit., pag. 109.

domenica 7 marzo 2010

Eppure, eppure sia













mi volto verso me stessa
e insemino
il mio quotidiano.
Solo io lo posso fare
fecondare la semente indivisa di me stessa
alitando
su ciò che ogni istante vivo








Archè

Sia
la dolcezza sia.

I pensieri nuovi
sono
i nostri vecchi sogni
rimossi, rinunciati
ridotti, non perseguiti
non insistiti

non creduti.

I nostri sogni sono
le nostre superbie
orgogli privilegi,
tutto ciò in cui volevamo
essere unici speciali
esclusivi
regali

il meglio di noi.

Invece…
ci siamo ridotti servi
poveri tra i poveri
per paura di essere
il tanto
il tutto che,
comunque, siamo.


novembre 2003




***




Mani di cristallo

Mani di cristallo
tra un po’
mani di pietra

le tue
amore mio
fatto crisalide
tra i fiori bianchi del mio Sogno.

Mani di pietra
tra un po’
cortecce inaridite, lontane
quasi incapaci ormai
di risvegliare la mia pelle.

Le correnti tumultuose di me
le conoscevi?
Dì, davvero le conoscevi
o ero io che vedevo trame fatate
dove solo c’era un cieco turbinare?

Sì, tu
a tendermi le mani, oltre…

e sono uscita dall’ isola.


14 agosto 2004




***




Verso la Sorgente

Cado sì
scendo, per darmi a me stessa.
L’abbandono
a tempi e spazi inconsueti
imprevisti.

Abdicare all’io
per lasciarsi raccogliere dall’Anima.

Davanti al sole
farmi ascolto
essere nutrita.


24 agosto 2004




***




Guardando l’isola

Questa terra forte
roccia che si lancia
nel mare aperto.

Vibrazione tesa
intensa
che si dà.

Un orgasmo della terra.


24 dicembre 2003




***




Terra

Questa è la mia terra
questo Pianto è la mia terra.

Terra da riscattare
terra già redenta.

Terra mai stata schiava
mai vinta.

Terra libera
la mia femmina.


27 febbraio 2004





***




Scolpire

Vedo…
scolpirmi.

Dentro me
colpi inferti con decisione, forza e maestria
per aprire un cunicolo nuovo

e mi chiedo:
perché ancora così crudamente?
Perché ancora una lama forte e accesa
per andare a esplorarmi e costruirmi?

Poi capisco
intuisco la Presenza, ancora indefinita
nascosta,
una, con il blocco di marmo.

Ecco, i primi colpi sul grezzo del masso
per liberare l’idea
i colpi d’urto, grossolani
forti, per staccare i pezzi esterni
e avvicinarmi a ciò che sarà la prima sagoma.

Primi nuovi passi dentro me
primo abbozzo di una parte di me che vuole esistere,
ora con premura.

Poi, quando già sarò in quel “dove” scelto
quando sarò quella figura,
già decisa,
passerò agli scalpellini, alle lime
alle carezze della levigatura e lucidatura.

Parlerò teneramente, a lungo, con me stessa
nella nuova forma…
e mi darò ancora un nome.


25 gennaio 2004




***




Chi siamo

I figli muoiono
perché
noi conserviamo le nostre morti.

Figli
fedeli alla vita
costruiscono i nostri sogni

costruiscono,
liberi dal giudizio,
i nostri sogni rinunciati.

Un attimo è bastato
per pensare impossibile
il sogno di me:
un dono, un’estasi
un amore rinunciato.

Un “no”
alla potenza della Vita
un parto del mio cuore
non creduto
che l’Amore ha riscattato e realizzato
nei Cieli dell’uomo.


8 febbraio 2004




***




da Pierrot a Pulcinella

Lacrime
alzano il sipario della vita
la tua tristezza insistente e irresoluta
scava il disincanto.

Anima
che si costringe a restare bambina.
Diventa
un’immagine Pierrot, non un volto!

Diventa la Forza
che in ciascuno di noi
apre
senza remissione, la scena
sulla verità del proprio cuore.

Ma nessun uomo
conceda più
il suo corpo e il suo cuore
alla rassegnazione e al pianto.

Il sipario
toccare la consapevolezza
che io e solo io
costruisco la scena e i personaggi.

Nella vita
al centro di ogni scena
c’è un Pulcinella.

Fame
di ilarità, di ironia
leggerezza, disinvoltura.

Fede
“Sono un gioco
un sorriso
sul palcoscenico del mondo”.


7 febbraio 2004




***




FIAT … ovvero essere creatori

“e poi fu sera e poi fu mattina
e Dio vide che ciò era buono”…

… Chi sono
in questo sguardo che plana
mentre sto
piantata nel Cuore del Mondo?

Vedo dentro me:
distese luminose
prati assolati
colline verdi.

Sento in me:
scrosci d’acqua
suoni… carezze
caldo e freddo
tepori.

Li riconosco
sono i miei desideri
i sogni, gli amori
tutte le gioie che mi sono data.

Un mondo
un universo
semi
che si sgranano dal mio seno.

Visioni di me contemplate
credute
pensate
chieste al mio cuore
ora godute.


tutta l’esistenza
il Fiat
alla Mia Creazione.


5 marzo 2004




***




Il Nome

Il nostro Nome
sta in fondo a parole
non dette
parole
che non abbiamo il coraggio di dire.

Nome muto
assiderato, oscuro
occulto.
Nome magico, variopinto.

Nome
urlo senza voce
suono senza corda di campana
secchio senza catena arido sul pozzo.

Lasciarsi rintoccare dalla brezza
lasciarsi attingere nell’anima.


3 maggio 2004




***




Il Dio di domani

È sera
anzi è notte
e cerco Dio.

Io, che passo i miei giorni
a demolire Dei
pensieri sacri e religioni.
Sì, io
appagata, benedetta
saziata
dalla mia pace
cerco Dio

So che Dio
è una Parte di me
ecco, sto creando
un nuovo Dio.

Ecco
sto creando Dio
sto creando la legittimazione
ad essere ciò che da sempre sono,
ciò che di me progetto.

Sto creando l’universo di risorse
che sempre m’ aspetto da Dio.
Sono in me
esse sono quell’universo che Sono.

Sto creando il Dio di domani.


20 maggio 2004




***




A casa

Quando è tempo, è tempo
adesso è tempo
è tempo
tempo

folgore, esplosione
potenza dell’io e dell’utero.
Dolce dormire, poi
tra le mie coltri di carne
di pensieri amorevoli
di sensazioni sciolte e permesse.

È tempo di issarci,
vela bianca nell’azzurro
profondo acerbo promettente,
caparbiamente voluto.

È tempo
di fare l’alba
con lui
di lasciar uscire parole d’amore
di lasciar muovere tenerezze,

tempo di piacevolezze
di frutti
di lasciar andare il trattenuto
e Vivere!

Cesti casse bauli vagoni
navi pianeti stelle
galassie di amore baci dolcezze.

La mia Via Lattea di tenerezza.


20 luglio 2004




***




Sull’aia

Il sole irriverente indora quest’aia
vissuta e operosa.

Ciascuno a suo modo s’ingegna a trovarvi
abbondanza e senso.

Palcoscenico del mondo dotato di saggezza:
gli animali del mio cortile
inabissato dalla psiche nell’oblio del tempo,
ora ritrovato.

Starnazzare, pigolare, gloglottare, grugnire, muggire, abbaiare, cantare
tubare, copulare, covare, allattare

dare vita al mondo: sole, vento fecondo, istinti, odori profumati

energie intelligenti della mia terra.


8 settembre 2004
















Creazione

















ad Arej







desideri

volontà

capacità di creare

spazio/tempo di vecchie creazioni liberati, sciolti

energie per rinnovarsi in un nuovo creare





Amarsi al sole

Gialla la ginestra vibra al sole
il raggio caldo
scorre il bordo delle sue foglie una ad una.

Quel tocco le porta la sua forma
in quella carezza lenta lei si conosce nei suoi fiori.

Brilla quel giallo
s’illumina, al sentire dei rami
giù, al tronco e fino alle radici.

Nutrirsi di sole.





***





Il Cielo

Ancora non è notte
ma lo spazio azzurro
profondo inesplorato
già chiama.

L’Anima del mare
presenza densa
sottile e impalpabile
attrae.

La luna esita
è l’istante del pensiero,
lei lo sa possedere con dolcezza e tenerezza
questo spazio, nuovo ogni sera.

La sua anima viandante
ogni sera
ricrea il sogno
abitato da costellazioni di arabeschi e fili d’oro.




***




Freschezza

Accarezzare le acque
risalire le acque
lasciarsi attirare
alla sorgente.

Perdermi
e ritrovarmi acqua
alla mia Sorgente.




***




Lucciole

Eros
sospeso nel blu
di questa magica sera.

I miei occhi
incantati
alle danze delle infinite luci
che si regalano gioia.

Attrazione
da terra a cielo
da cuore a Dio
da me all’Universo che in me s’illumina.




***




Oltre l’identità

Il Volto
aperto sull’Universo

gli occhi
a cogliere la Luce.

L’Orecchio
immerso nel Grande Silenzio

un Corpo
galassia circoncisa.

Per sempre nata.

Per sempre chiamata
a spalancare la sua esistenza
ad essere Presenza.

Per sempre chiamata
ad essere quella Libertà
nuda gratuita
in cui s’ è data.

Sarà Gioia?




***






L’ Anima

La Mia Anima
animale ferito
a lungo braccato da negrieri pensieri.

Un lampo di luna
fugge
alla coltre confusa e intricata
di un Cielo di nubi.

Vagabonda la Mia Anima
trascina falcate di paura
nel buio inconscio della sua Selva.

Si abbandona la mia Anima
arresa
a queste coltri di Cielo e di Terra
fredde buie straniere,
sono il suo letto
inospitale, sempre temuto.

Quasi un ringhiare insidioso
un sibilo misterioso
freddo
saliva da quel letto
che precludeva al mio Corpo
un riposo sereno.

Ora la notte ha ancora un lampo sofferto di mistero
ma la Mia Anima
s’abbandona fiduciosa,
cullata da cieli di tenebra
selve intricate
abissi insondati.

Veleggia la Mia Anima
su una gialla margherita
traghettata dolcemente tra queste sponde
ora ospitali
nel mare dell’Universo.




***




Amore nuovo

Già presente in ogni via di fuga
palpitante in ogni respiro sospeso.

Decidere di stare nel nulla fecondo
degli spazi dimenticati
e non difesi dal mio io onnipotente.

Riscattare le proprie macerie
nutrirsi di escrementi
succhi sborre liquami.
Gli aborti di pensiero
il meglio di me
di cui è ricco il mio ventre.

Amore di pace
che tutto accoglie
alimenta e lascia andare,
amore possibile
tenacemente voluto.

Amore che crede
“quando amo sono al sicuro!”.




***




Credo

E se lasciassimo fare ai Cieli

ai nostri Cieli interiori
attraversati solcati
perseverati, ora raggiunti.

Prima sempre cercati allo specchio,
nei riflessi dei cieli
incontrati negli occhi
e nei cuori di altri.

QUALCOSA ha palpitato in me
ha vibrato: SONO QUI.

Al tocco della PRESENZA
vedo lo specchio e l’illusione.




***




Bellezza e Pace

Un’altra Francesca emerge da me
è sospesa tra il corpo e l’aria.

Avverto il timore di arenarmi
in ciò che è stato
mentre il domani è ancora inconsistente.

Paura di tornare
in un limite senza respiro
mentre il Sogno
resta ancora sospeso, tra pensiero e parola
nascosto al quotidiano.

Intanto questo sottile corpo impalpabile
origine di sussurri aromi tenerezze
sta palpitando.

Quasi una Risurrezione
che senza sforzo si fa strada.

Emerge il desiderio di abbracciarlo
perché…
…egli vede in me la sua Bellezza
io sento in lui la mia Pace.




***




Storia antica

Potrei scrivere parole povere
ma perché, se il cuore scalpita,
non lasciarmi andare alla solare visione?

Tuffarmi nell’immenso ardore dei miei occhi
mentre mi guardo allo specchio
di questo giorno
consumato tra affetti amori
fatiche imprese.

Volontà di vivere
di creare cose nuove
di aprire strade sterrate allagate
appianate scoscese.

Andare per gli anfratti dei cuori,
del mio cuore,
finalmente con fiducia abbandonato
al suo stesso palpitare.




***




Il Cuore

Sperduta lacerata
eppure un suono trasuda dalle membrane

in ogni nicchia di me batte un cuore

ogni mio sguardo su di me è soave.

Forse adesso posso lasciare il timone
ancorare questa pressante cura di me
all’Universo.

Ho una Madre
ho un Padre,
ho un cuore che mi ascolta
e mi parla
dai silenzi più profondi del mio corpo
e della storia.

Sono sospesa su bastioni
che non sospettavo di aver innalzato.
Ero il mio idolo
così scomodo, così tenace e complice.

Contrabbandare la libertà
con illusioni così sottili e insidiose
da voler spendere tutto me stessa
per farle vere.

Adesso la vedo, la tocco
l’illusione,
mentre mi giunge la consapevolezza
che essa è solo lo specchio
di un Qualcosa di vero e fresco
che l’Universo ha in serbo per me.




***




La Mia Anima

Cavalla di razza
cavalca
ad occhi spalancati
le brughiere sconfinate.

Questi garretti nervosi
non danno tempo al riposo
per l’ebbrezza di attraversare
pietraie acquitrini
e incessanti colline verdi.

Orgogliosa del suo cuore libero
vero
fino a perdere se stesso
nel suo continuo innamorarsi del mondo.

Cavalla serena
che si lascia legare
sicura che nessuno
può domare la sua sete di abbracci.

La Mia Anima
bagliore tra le nebbie autunnali,
ancoraggio sicuro
del mio rinnovato andare.




***




“Se non diventerete come bambini non entrerete mai”

Occhi Nuovi
e questo vecchio mondo
aperto davanti a noi
è questo, il Regno dei Cieli.

Quando la luminosità delle cose
ci conduce alla Visione
e sappiamo il divino che siamo.

Quando la Bellezza
ci viene incontro
ovunque posiamo lo sguardo
sulle Terre e nei Cieli di ogni uomo.

Quando ogni creatura
si trasfigura davanti a noi
e ci rivela la sua essenza.

Il mondo dei sentimenti, delle apparenze
dei patti, dei contratti
le emozioni subite, i pensieri di controllo
la strategia della paura.
I nostri occhi vedono questo
quando tra noi e il mondo poniamo le chiavi
dell’impotenza e del giudizio
della sfiducia e della disistima.

Ma un’altra dimensione si apre
e ci fa veleggiare verso la risurrezione.
Stiamo sul trono della nostra più profonda e vera nudità
portiamo la corona della nostra regalità.
Decidiamo che questo e solo questo,
che si dispiega davanti a noi, è il Regno.

Questo apprezzamento mette nelle nostre mani
le chiavi del Regno.




***




Guardare lontano

Guardare lontano, vederti
e saperti accanto.
Ora onda ora sabbia
infinito e limite
tempesta di emozioni e sereno meriggio.
Un corpo un universo
ora in tumulto
ora dolente, silente
e in pace.

Vederti
e non sapere di amarti.




***




Perché marcire

dentro sentieri di speranza
mentre la vita bussa, preme
vuol essere presa?

Dove andare
come fuggire da se stessi
quando ormai incombono
eventi
che squarciano le nostre ferrate difese?

Perché aspettare
chi aspettare
se il tempo e lo spazio si dilatano
e rivelano alle nostre mani
un sentire carico di sogni
goduti appagati, redenti?

Fermarsi, sedersi
guardarsi attorno
inebriarsi del nostro luminoso e profumato giardino.




***




Fiducia

Angoli bui nelle mie stanze?
Perché no?
So che quando voglio li vado ad esplorare.

Sono eccitanti
intriganti
questi pezzi di storia nascosti e misteriosi
dentro la mia Anima.

Voglio che la Vita continui a sorprendermi.




***




Sto

sulla sponda del fiume che sono.

Osservo
srotolarsi davanti ai miei occhi
le bestie del mio tumulto più profondo.

Impetuoso
non so frenarlo,
impotente di fronte
alla forza indomabile delle mie acque.

Ho guadagnato la sponda
sono fuori dal guado.

Qualcosa di me può dirsi acqua…e altro
altro che sono oltre lo scorrere irrefrenabile
di questa forza
bianca e vaporosa
fredda, determinata.

Ma non sarei
se non fossi le mie Acque.




***




Aquile

Pezzi di anima escono a fiotti
rimbalzano
risuonano
urlano rimbombano
s’ accasciano.

Mi accascio, stordita
dal mio stesso dire
e il corpo freme.

Ali d’aquila
spezzate
voli sognati.

No
non sogna l’aquila
va.

Ali spezzate.

Tempo di nido
di casa.
Costruire il domani
rimarginare rafforzare
allargare le ali
lucidare le piume.

Guardare la valle
scrutare
ascoltare la spinta.

Librarsi




***





Una meravigliosa liberazione…
…e altre vite.

Grappoli di esistenze
uniti da un miele di gratuità
che scorre dentro acini rossi e dorati.

Fasci di spighe
chicchi abbondanti
farina promessa, elargita
macinata da cuori esigenti.

Olive generose, operose
pronte a perdersi in un filo verde
che lenisce ferite, dà gioia
riscalda di sorrisi i freddi inverni.

Eucaristia della Terra
generata nei nostri Cieli.

Linfa che sale da profonde radici
penetrate per attirare la Luce
fin negli ultimi freddi spazi
di una terra senza aria né respiro.

Cuori morti a se stessi
per essere pane olio vino
di un Sogno da attraversare
alla luce del giorno.




***




La voce

Esce la voce
da questa tenace appendice di carne
per far diventare parola
il vento impetuoso e infuocato,
deciso ad attraversare i cuori.

Da che sono risorto
continuo a morire
perché gli uomini
non vogliono
entrare nella propria morte

ma più accetto di morire
più incontro in me risurrezioni.




***




Il Dolore

trascina lentamente i suoi piedi
di vecchio usuraio.

Lo vedo allontanarsi
vinto
prigioniero, nel mantello
del suo inevitabile nome.

Dolore
parola vecchia, del passato
che riversa le sue abbondanti energie
ad onorare i miei piedi…

A me
Signora del mio oggi.




***




Santa Maria dé miracoli Venezia

Santa Maria Nuova.
È una sera tiepida
l’odore del mio paese.
Socchiudo gli occhi
giro la testa
e Tu m’ appari nel cuore di tante improvvise stelle
che allungano i loro raggi luminosi
e danzano come girandole negli strati blu della notte.

Blu oriente
colore
che mi affascina
e riempie di interrogativi la mia sera.
Sono bambina
e già il futuro appare alla mia mente
e interroga i miei giochi.

Poi la vita tra gli uomini
ha tracciato solchi rosso sangue.
Vie aperte da mani inesperte
una terra troppo giovane per essere madre,
zolle scoperte su un sole implacabile
che nega le zone d’ombra all’oblio
alla dimenticanza.

I prati dei nonni erano verdi
il verde della primavera.
Dolcissimo, riposante
rassicurante culla alle piccole esistenze.
Ho masticato la mia primavera
come la larva mangia la sua muta,
troppo nuda sono entrata nella vita
sulle tempeste ho costruito la mia corazza.
Futuro ignoto
solchi che scottano
corpo prigioniero.
Quel giorno vagavo
nessun pensiero occupava la mia mente.

Venezia si offriva
sonnolenta, stanca a mezzogiorno,
l’acqua mandava immagini di case, di fiori
il sole giocava
invadeva le finestre, gli stucchi
le calli.

Nessuna voce ha attirato il mio passo
nessuna intenzione ha guidato i miei occhi.
Solo una fila bianca di piccole colonne
riflesse nell’acqua.

Ho percorso questa solitaria immagine
di Poesia d’acqua e di marmo
come seguire un altro nome
dei mille di questa città.

Un cortile piccolo, angusto
muto tra le alte mura
mi appare davanti.
Ancora non so cosa nascondono le mie spalle.
Con fare da turista distratta
mi giro
e appare il mio domani.

L’inquietudine m’investe
strani suoni dentro la mia anima. Ora so
odori suoni pensieri del mio passato
hanno qui la risposta.
Ma quale risposta?
Ora la sofferenza si insinua
qui è il mio futuro
risposta al mio passato,
ma tutto è mistero.

Silenzio
i marmi rossi
i marmi verdi
il bianco il grigio
costruiscono il disegno moresco
la mia cabala.
Ascolto
avverto che la pace sta per visitarmi
la brezza acuisce il mistero
giunge la prima parola
“Oriente è il mio nome”.

Oriente?
Entro nella chiesa,
un grigio sfumato ora intenso, ora leggero
mi avvolge.
In fondo altri marmi
rossi verdi bianchi
giochi moreschi.
Sì, non so perché, ma è “Oriente”.

L’altare mi aspetta
i marmi rossi sono gemme vive
aspettano me,
i marmi verdi sapienti, mi rassicurano
il messaggio sarà di gioia,
i marmi bianchi mostrano la trama di un futuro
scritto con queste pietre.


Mi siedo
ascolto col silenzio dell’anima
“Sponsale”
è la seconda parola.

Intuisco una gioia
“l’Oriente si apre a me in modo sponsale”.
Come è possibile?
Alla mia domanda il grigio investe i colori dell’altare.
Tutto è nascosto ora
imprigionato nella geometria dei marmi,
invano i miei occhi cercano di scoprire
altri messaggi nascosti.

Esco
la luce tiepida del sole
illumina gli ultimi giorni oscuri,
un nome s’affaccia alla mia mente
ma è troppo lontano
perché possa essere vero.

M’incammino sotto il sole
ho stampata nel cuore
la facciata sibillica
di Santa Maria Nuova.



14 maggio 1987




***




Uccellino di pietra 5 ottobre 2003

intagliato nel marmo.

Ali turgide
scolpite nella forza del volo
intorpidite
freddate
da questo eterno sepolcro.

La mia carne è marmo
pregiato,
il mio cielo è una colonna
ricamata d’arabeschi.
Il mio universo è questa chiesa
e il profumo dell’incenso,
il mistero di questi marmi
rossi verdi blu, del grigio.

Quale demone
della mia piccola mente
mi ha costretto a lasciare il volo
per stare qui, immolato,
a mostrare agli uomini la spinta al volo
inchiodata nella stretta mortale del marmo?

Ma non vi preoccupate
anche la Sua era una tomba di pietra
un corpo di pietra…

Ho dentro la risurrezione.





all’uccellino scolpito nella colonna all’ingresso della chiesa di Santa Maria Nuova,
(Santa Maria dei miracoli), a Venezia.
La guida prende una stecchino e lo infila tra le ali e la colonna per far notare al visitatore la finezza dell’intaglio: le ali sono staccate dalla colonna, trattenute solo da un sottile, tremendo, pezzetto di marmo. E lui, l’uccellino è sempre là, freddato, imbalsamato nella sua colonna: io.

Non mi preoccupo, ho dentro la risurrezione.





***




Arej

Arej grande cavallo
Araj grande stella.

Hai tutto di me
le mie lacrime, il mio sangue
il mio sorriso.

Ti cavalco come si possiede
la Luce
accogliendola
solo facendo il grande vuoto
che risucchia in sé grandi potenze.

Arej
mio piccolo cuore
grande amore.

Ti ho creato perché so e posso amare
e mi spingi,
come se tua fosse la mia anima
e tua l’urgenza d’arrivare,
a correre sempre più veloce
negli spazi blu, stellati, del divenire.




***




Stella di David

Nessun dolore ha saputo rinunciare
alla forza della Tua Promessa.

In Te ciascun Uomo si riconosce
ciò che Tu ti riconosci:
Re a te stesso.

Stella di David
Universo fattosi pagliuzza dorata
che pulsa nel cuore di ogni Uomo
Tu dici
“Ma voi, chi dite che io sia?

Avete percorso con me
le strade della Palestina
ora, voi, chi siete?
Potete parlare di me
solo se sapete parlare di voi”.

Dopo averti conosciuto
sulle strade estreme della contraddizione umana
chi siamo?
Quanta polvere su quelle strade:
sangue dolore odori
ferite stracci pus
prigioni superstizioni schiavitù
paure.

Questo siamo
insieme al ricordo di averTi visto
chinarTi sulle nostre ferite,
mangiare nelle nostre polverose cucine,
fremere di fronte
alle nostre prigioni di paura.

Se Ti dico che sei Re
io sono Re.

Abdicare all’illusione
di caricare le spalle dell’altro,
comprese le tue, Gesù di Nazareth,
della responsabilità della mia salvezza
della dignità della mia eredità.

Stella di David
io sono questa Coscienza
possiamo dire di noi
ciò che Tu hai detto di Te.


L'Incanto


In verità ciò che bramate o che temete, che vi ripugna
e vi accarezza, ciò che evitate o perseguite, ogni cosa in
voi levita in un tenace e incompiuto abbraccio.
E come luci e ombre accoppiate in una stretta,
vi fermenta in cuore
".

(Gibran Kahlil Gibran)

***

Credere

Il sole il cielo la luna le stelle,
l’orrido le vette
e i prati verdi:
luoghi dell’infinito fattosi bambino.

Sapere di averli dentro,
cercarli, incamminandoci su sentieri incantati.

Lasciarli esplodere in me.

Respirare profondamente
dai tuoi occhi
l’universo che si è aperto nel mio cuore.

***



Conosci…

Conosco l’amore che si dà,
me lo porta il cielo, il mare, il sole.

Amore che chiede, prende, gioisce
chiama, confessa, conquista
pretende e anche lascia andare.

Batte i piedi, si prende cura di me
è mio, è tuo, è suo, ha un volto, ha un nome.

Non ha volto, non ha nome.
mi regala agli eventi
Amore presente, silenzioso
sta sulla mia spalla.

Amore di terra che mi porta il mondo
apre i cieli, fa scrosciare le cascate e,
in me, si prende cura delle mie innumerevoli stelle

le chiama… ciascuna per nome.

***



Visione

Una cascata e un arcobaleno
un sentiero ed uno scroscio.

Raggio e Luce.

Farfalla che si alimenta
del Suo bozzolo.
Anima che si nutre
alla Sua tomba.

Rinascere:
dai ricordi di bambina
portatori di spezie, fiori
aromi, incanti, umori, nettari.

La mia acqua
il mio seme
distillato della mia Anima
da riabbracciare alla Sorgente.

***

a Francesca Sofia

Mi raggiungi dall’eterno
primo inconosciuto squarcio
di un promettente sole.

La nostra vita
figlia e madre
prima si dà
poi si conosce.

Ora posso scrivere di te
qualcosa che è vero.

Sei l’amore esigente che chiama,
da un terreno confuso e cieco,
le forze per costruire una storia nuova.

Tu sei quella fede nella Vita che risorge
che in noi è Speranza,
in te è Credo
che si è fatto carne.

***



a Irene Angela

Grande silenzio
grande attesa.
La vita può venire ancora incontro all’uomo
solo in una grande pace.

La frenesia dei bisogni inventati
delle cose, dell’apparente non è il reale.
Reale è il divenire: la Vita
è la fantasia dell’anima: l’originalità.
Reale è il dono: la semplicità
è l’Essere che vuole parlare con noi
coinvolgendoci ancora nella Vita.

Ma l’uomo è distratto, confuso, lontano
dall’ autentico richiamo del suo essere più profondo.

Al di là di tutti i pur validi cammini umani
l’essenziale è ancora “ darsi “ per dare la vita.
Uscire dai rivoli stagnanti della storia
e scorrere nella Storia dell’Eterno.
Credere umilmente che il meglio della storia
lo fa chi, dopo di noi,
costruisce sui tracciarti delle nostre speranze.

***

a Giuseppe Gerardo

Una voce, la tua voce,
dà presenza alla dolcezza.

Il tuo sgambettare
intreccia trame gioiose nelle nostre stanze.

I miei voli d’aquila:
tracciati della fantasia in cui spesso mi disperdo.

Il tuo abbraccio tenace
mi vuole, qui
sul tuo viso, sui tuoi occhi.

Abdicare all’illusione
e lasciarmi riempire
dal dono che ogni giorno sei per noi.



***



Gioia

Luce, Luce, Luce.
Lasciamo che il nostro mentale
si abbeveri di Luce.

Si alimenti della sue stesse tenebre
così che masticate, impastate, assimilate
sprigionino tutta la loro Energia.
La Luce che sono.

***


Il nemico

Ho un nemico?

Sto nel suo campo.
Divento il mio nemico.
Faccio mio il suo pensiero
faccio mia la sua intenzionalità
e mi guardo.

Ciò che sento e vedo fa la consapevolezza
che raggiunge me e colui che,
prima nemico,
diventa l’altra parte di me
il mio amico.

La forza del campo del nemico
è l’altra parte di me, della mia forza
e, a me, serve tutta.

Andare verso tutte le energie di creazione.


***


Speranza

Per l’Universo attraverso la solitudine
attraverso un sottilissimo
lunghissimo filo di Luce.

Rovesciare le Tenebre
le profonde inestricabili tenebre in cui mi perdo.

Il nodo radicale
di quando io, bambina, ho aperto all’abisso.
La ferita, rossa, viva
che si apre appena mi vivo la gioia.
Gioia/Castigo
ogni respiro di vita rapito dal giudizio
risucchiato dal sacrificio.
Negarmi la vita, distruggermi
tanto di vita, tanto di morte

… “Abbracciami!"…

se riesco ad avvolgerlo con le mie braccia
partorisco dal mio cuore
quel sottilissimo, lunghissimo filo di Luce.

***



Silenzio

Accolto
questo silenzio irrimediabile
dal quale non serve fuggire.
Un battito
il battito del mio cuore.

Nonostante tutto amo.

Questo filo sottile di luce
questo ascolto.
Respiro fresco
voluto oltre ogni spasimo.

Questa è la via.

***

Il Tempio

Il Tempio non è più Tenebre
è Luce.
Bagliori di Luce erompono dai portali
dalle ampie aperture del colonnato.

Attirano inondano
illuminano svelano.

E Noi, Uomini, conosciamo
comprendiamo, integriamo.

Attirati
accorriamo alla Soglia
ci aspetta, da sempre, La Presenza.
Luce, Luce, Luce
che ci abbaglia, ci riempie
…e Noi
ci immergiamo nella Luce.
Pulsiamo della Luce di questo Tempio che siamo.

Anche gli antri, lontani
s’illuminano.
I nostri io ancestrali
abbandonati
quando il mondo ci ha invitati per un’esistenza,
che c’ illudevamo, meno faticosa.

Abbandonati, ma lasciati
al loro buio
il nostro buio.
Parti di noi, da tempi lontani
nelle tenebre.

Adesso, Luce.

***

Sospesa

Vicina all’Urlo
ma in esso non ancora ancorata.
Ancora, l’abbandono del mio essere capienza
non coincide, tenacemente,
col cratere di quel vulcano
che serba, in fondo alla mia anima, l’urlo.

Ancora, la mia carne
non è irrimediabilmente
lacerata tanto da alimentarsi del terrore
del suo stesso urlo.

Ancora mi difendo
tento di proteggermi da
quel vuoto/pieno incandescente
che brucerà ogni residuo di vita illusoria
ogni castello dell’io
che caparbiamente, in fretta,
sempre più disordinatamente, continuo a costruire.


***

Eventi

Adesso è il Niente
ancora il Nulla
tanto temuto, tanto allontanato
ancora il Nulla
Signore del mio presente.
Adesso la Poesia viene
ritorna
si alimenta di dolore
la mia consapevolezza
e, chissà perché, solo così si fa parola.

Giardino vuoto, mio, rinnovato.
Creare, costruire?
Io, Francesca… “Tu sei Francesca!”
Sì, colei che solo Nulla sa creare
solo dal suo Nulla vede costruire
e continua a vivere
senza saper succhiare
non nutrita
non cullata
ancora protesa nel Vuoto.

***


Autenticità

Qualcosa rischiava di farmi perdere
me stessa un’altra volta.
Qualcosa stava, un’altra volta,
portandomi via da me stessa.
Qualcosa di insidioso, pericoloso.
Qualcosa legittimato a sacro
indiscutibile, irresolubile, ineluttabile.
Mi stavo perdendo, stavolta
forse, irrimediabilmente.
Perché avevo detto all’altro:
"Prenditi cura di me, della mia anima”.

No. “Nessuno la toglierà dalle mie mani”…
perché "Io Sono un Dio geloso".

E’ mia, la mia Anima, solo di me
solo in me posso sentire e sapere
Chi sono
e cosa vuole la mia Anima.

L’avverto ora che il pericolo è evitato
è fuori di me e lo vedo.
Quella sarebbe stata l’irrimediabilità della perdita.

Questa E’, nell’Uomo, l’increazione.
Semplicemente, la morte non accade.
“Cose più grandi di me farete se soltanto crederete
di poterle fare"…

“non cose più grandi di Te, Signore,
mi basta un cuore nuovo".
Questo ho messo in dubbio
ho rischiato di perdere la fede in me stessa
l’evidenza e il riconoscimento del mio stesso esistere.

Da qui l’audacia del viversi così, come si è
per quanto e quello che si E’.

***



Lacerazione

Forza di Vita - Forza di morte
Abbraccio - Distruzione
La mia carne, il mio sentire, campo di battaglia
di due Forze inconciliabili.
Pari.
Lacerazione Dolcezza - Urlo Condivisione
sballottata inesorabilmente tra la dolorosa difesa
e la spinta a vivere
nessun ancoraggio
oblio.

Prigioniera
di vecchie visioni, di rancori
di paure ancora vive, attive, insidiose, distruttive.
Io ho chiuso
io ho buttato la chiave.

Prigioniera
e la Vita va avanti
passando diritta alla mia stazione.



***



Parole dagli dei

Risuonano le nostre voci
nelle vastità delle sale
dei nostri templi e palazzi.
L’eco ci ritorna
la vastità
dei nostri pensieri di pietra:
illusorie identità
cui abbiamo votato l’anima
e consacrato il sangue.

Ci serviva solo una tenda.

Era sufficiente prendersi cura della Tenda che siamo…
al resto
a farci gioire
avrebbe provveduto la Vita.

Perché tanta dolorosa
superba fatica più grande di noi?
perché abbiamo caricato
le spalle dell’Uomo di tanta “divina” Illusione?

***




Gelosia…

“e nessuno la toglierà dalle mie mani..."
la stretta mortale.

Mie sono le mani
che mi stringono.
Tento di togliermi il respiro.

Soffocata da me stessa
dalla Grande Paura
diventata madre e padre
della mia esistenza
dell’agire e del futuro.

Come il primogenito
geloso del fratello:
perché lo ama,
si ama troppo in lui.

Come l’uomo geloso
della sua donna:
perché in lei
ha visto la sua potenza.

Come la donna
gelosa del suo maschio:
perché quel seme
non deve avere altri ventri da nutrire e fecondare.

Come ogni esistenza che continua a fare
di qualcosa o qualcuno
fuori di sé
il senso del suo esistere.

Gelosia
grande forza tra le mie mani:
la tocco la circoscrivo
la sento la palleggio
la metto nel mio cuore

Così com’è
la metto nel mio cuore
così come sono
mi metto nel mio cuore.

Come d’incanto ecco i pascoli
i prati verdi
le distese fiorite e profumate
degli alpeggi.


“Conquistare le vette
dimorare sulle vette".
Lasciar andare chiunque
ogni fratello sorella
amante
uomo donna
figlio… Dio.

Lasciar andare ogni esistenza
a rinverdire i propri universi,
a me basta il mio prato
fiorito e profumato.

***

Trasparenze

Il fiume che scorre
pieno, ricco e calmo, eterno
silenziosamente presente.

La polla della vita divina
della vita.

Il vento mi affascina
più dei miei pensieri.

Vivere è stare ogni attimo
sul filo dell’equilibrista.

***

Ontologia

L’agape entra nei conflitti?

L’aldilà con la roccia
è l’essere partecipi con Dio
del perché delle sue
fedeli venature.

Adorare ciò che è
e ciò che siamo.

Fino a quando continuerò
a dividere Dio
da me stessa?

***




Assisi 1

E’, Presenza dentro
al verde perlato degli olivi
che si rincorrono fin dove arriva il mio sguardo.

E’, dentro al giallo e al rosso profondo e sorprendente dei faggi
che segnano il sentiero.

E’, dentro al rosso bagnato della terra
ferita, lacera sul colle.

E’, dentro ai sassi di queste case
rinnovate della preghiera.

E’, dentro Francesco
anima universale di questa terra.

E’, dentro di me
stanca, povera e innamorata
di questi alimenti prenatali.

***




Sono


Le nostre isole
si possono toccare
ma non fondere
“sono”.

Il respiro della vita
che dà vigore alla mia carne
mi commuove
e il trepido sguardo
sorveglia,
quali possibili passi,
segnano le mie strade.

Nulla resta nelle mie mani.

Qualcuno scruterà
i solchi della mia fatica e,
chissà come,
saprà
che non ho camminato invano.

***


Ara … ovvero il Mito


Il mio cuore è un altare

una solida coraggiosa lastra

più forte del mio volere

ove Ognuno è presente.

L’ara e l’essere non m’appartengono

io ero i miei sentimenti.

Ora solo la Vita

presiede a consacrare

i destini e la storia.

Il mio domani

perché più vicino

ora

stranamente lontano.

Niente è nelle mie mani

solo

sento la Forza di un germe d’amore

che vuole essere.


***

Sapere chi sono

Lacerati divisi evasi
fuori da noi stessi, oltre
noi stessi.
Inermi estremi
risucchiati dal vortice del possesso:
di se stessi dell’altro
di altro.

Grande io da onorare fatto dio
fattami dio.
La cuspide del nostro tremendo
possedere.

Bisogno di guardasi in sé
abbracciarsi
abbandonarsi a sé.

Nel culmine del mio voler possedere
il mondo.

Forza sacra
divino fedele a se stesso
nell’incommensurabile desiderio di tornare a se stesso
fattosi creazione.

***


Esistenze


Se potessi ascoltare la tua voce
umanità rinata
quali note la mia carne faticosa
potrebbe riconoscere?

Solo la Tua Presenza conosco
quando,
dopo tutta la volontà di morte,
ancora scopro di esistere.

***

Nuova

Forse non basta sprizzare schizzi di umanità
forse non basta scegliere ogni momento la gioia
forse occorre ricominciare
a camminare con il dolore.

Ma io non decido più la mia storia
vivo quello che viene dal profondo.

Se potessi farei un miglio con voi
ma una nuova forza
mi spinge lontano dalla malinconia.

Spero di esservi di speranza
almeno, non avrò sorriso invano.

***

Dispersione

Si continua a tracciare solchi sulla mia carne.

A quale negriero
lascio affondare la sua volontà
nelle mie zolle?

Terra stanca
perché non ti chiudi a coprire un seme?
Perché sempre resti arsa dall’aria
dai venti che
senza timore ti trapassano
e ti rubano la linfa della vita?
Dov’è il limite tra l’amore di sé
e l’amore del Tutto?

Troppo panteistico affanno
nei miei giorni.

Riappropriarmi di me stessa.